Agriturismo i Girasoli

L'agriturismo è composto da  1 appartamento e da 3 confortevoli camere. L' appartamento è composto da due camere da letto, bagno, soggiorno con angolo cottura, portico o terrazzo privato con tavolo e sedie.

Nel cuore della Maremma Tosco-Laziale, a Pescia Romana l'agriturismo I Girasoli aspetta i suoi ospiti per soggiorni indimenticabili.

Il Territorio
Pescia Romana Maremma
Lun-Dom: 7pm to 22pm Chiusi a Pranzo
347 5252148

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TARQUINIA

Il profilo di Tarquinia spicca in lontananza. La città si delinea nettamente e: dapprima le sue torri svettanti, poi le solide mura di macco dorato e infine il Torrione e gli antichi tetti del borgo medievale, i suoi bei giardini che bordano i belvedere panoramici, le sue splendide chiese romaniche che testimoniano la ricchezza di questa oasi che fu meta di personaggi illustri e soggiorno di papi, principi e re.

I suoi monumentali Palazzi sono tesori di architettura e di storia: chi visita Tarquinia scopre una città armoniosa ed equilibrata. La natura è dappertutto, nei pressi del centro storico e nei quartieri periferici più recenti. Una città verde dove praticare attività sportive, fare passeggiate e riscoprire il piacere, la serenità e la qualità della vita di un tempo. Le strutture moderne non mancano: campi di calcio, di calcetto, da tennis, piscine scoperte, bocciodromi, un rinomato campo da golf, varie palestre, campi di tiro con l'arco, maneggi, scuole di vela, scuole di windsurf e campi di volo...
In autunno e in primavera la Maremma si offre rigogliosa per piacevoli cavalcate attraverso i boschi e le macchie con possibili soste nei vari punti di ristoro agrituristici, oppure lungo il litorale fino ad arrivare alla Riserva Naturale delle Saline, dove è possibile praticare il bird watching. Nella stagione estiva, un bagno di sole, un tuffo nel blu del mare e poi via, a visitare le aree archeologiche dell'Acropoli e della Necropoli o a passeggio per il borgo medioevale dove profferli, archi e loggiati, austere chiese e possenti palazzi turriti, allietano lo sguardo del visitatore.

Tarquinia dei musei:
Il più grande museo di Tarquinia è la città stessa, con il suo territorio e le quattro città che nel tempo vi sono sorte e si sono evolute: l’etrusca Tarchna, l’emporio greco e poi romano di Gravisca, l’altomedievale Cencelle, la medievale Corneto. Ognuna di loro ha avuto il suo momento di gloria ed ha lasciato una messe di ricordi. La città medioevale e l’attuale suo lido vivono anche ai nostri giorni, mentre le altre sono ormai museo di se stesse. Prima e più importante è la città etrusca con la sua necropoli. Prima, perché data a tremila anni fa; più importante per il ruolo guida nella civiltà, cultura e religione etrusca. Ma anche per il contenuto artistico che ci tramanda. La necropoli di Tarquinia, con le sue circa 200 tombe dipinte, è unica fra quelle etrusche fin dall’antichità. Per l’apporto degli artisti greci, forse transitati dall’emporio di Gravisca, per l’interscambio culturale con la coeva ceramica attica, e magari anche per la pietra locale, il chiaro macco su cui i dipinti risaltavano. Le pitture delle tombe, oltre che ammirabili dal punto di vista artistico, documentano miti, tradizioni, personaggi e clan familiari. Il loro essenziale complemento è nelle opere raccolte nel Museo Nazionale Archeologico Tarquiniense, che ha sede nel Palazzo Vitelleschi. Qui i sarcofagi raccontano genealogie, avvenimenti e ruoli di intere famiglie (esempio: Pulena e Camna) e ci tramandano le loro fattezze e le loro preferenze. Gli oggetti quotidiani come il vasellame, gli attrezzi, le armi, gli ornamenti, gli ex-voto, ci parlano della loro vita, del lavoro, dei rituali, della tecnologia di cui gli etruschi si sono serviti. Per essere affascinati basta coglierne l’eccellenza artistica. Nel salone delle feste, al piano nobile del palazzo, sono esposti alcuni dei capolavori ceramici greci ed etruschi: il grande vaso di Nikosthenes (V sec. a.C.), l’anfora di Phintias (fine del VI sec. a.C.). Assegnare un volto ed un percorso artistico a questi grandi maestri dell’antichità oggi quasi sconosciuti può essere il gioco, la storia da ripercorrere. Ai loro tempi sono stati i Giotto, i Caravaggio, i Picasso della nostra epoca. Nel Museo di Tarquinia ci si può perdere nell’ammirare i buccheri ed i vasi corinzi e attici, seguendo, fra i tanti, il filo logico prescelto; quello dell’evolvere della tecnica d’esecuzione o delle tipologie vascolari. Oppure seguirli per tema: vasi ispirati al quotidiano o al divino, ai giochi atletici, ai miti greci, all’erotismo, ecc. L’interesse può invece focalizzarsi sui reperti più antichi, i cosiddetti villanoviani o dirigersi verso quelli più tardi, di epoca etruscoromana; può concentrarsi sugli affreschi delle quattro tombe (del Triclinio, della Nave, delle Olimpiadi e delle Bighe), distaccati ed esposti nelle sale del secondo piano o verso la collezione dei cippi e marmi, oppure soffermarsi sugli ori, i monili, le pietre. Importante sono l’àncora con dedica del ricchissimo armatore greco Sostratos e gli Elogia Tarquiniensia della famiglia Spurinna. Interessanti, le enigmatiche figurine femminili in bucchero e le armature. Ma nessuno potrà in alcun caso trascurare il famoso gruppo fittile dei Cavalli Alati, modellati in terracotta così fine da sembrare oro, che decorava il frontone del grande tempio dell’Ara della Regina.